Vivere Leverano

Anticamente la città era denominata Liberano; questo è confermato da alcuni documenti antichi e sembra giustificare le iniziali L.B. che fanno spicco sull’emblema civico. Girolamo Marciano (1571-1628), illustre scrittore e storico nato nel paese, fa risalire il toponimo Leverano o Liberano dalla parola greca “Liburos” che significa “luogo umido e paludoso” scelto appositamente dai suoi fondatori per questa caratteristica non molto comune nelle terre salentine spesso carenti di acqua.

Altre testimonianze affermano che Leverano è di origine romana, in quanto il toponimo rimanda ad un antico personaggio, “Liberius”, che avrebbe avuto in assegnazione questo luogo, nel tempo della spartizione delle colonie romane: III-IV sec. d.C. “Da Liberius, quindi, ad Liberianum, mutato poi in Leveranum, e infine nell’odierno Leverano.

Leverano dista circa 9 km. dal mare e Porto Cesareo ha da sempre costituito il suo immediato e naturale affaccio sullo Jonio. Cittadina di antiche origini, secondo Geronimo Marciano, sarebbe stata fondata nel 540 d.C., dai superstiti abitanti dei vicini casali di Sant'Angelo e Torricella, scampati alla furia di Totila nel 538 d.C. Nel IX secolo l’abitato fu devastato dai saraceni, ma venne poi riedificato dai normanni.

La città divenne uno dei centri più importanti e pare che l'Imperatore Federico II di Svevia  abbia voluto la sua fortificazione, munendola di una imponente torre, a difesa dell'abitato. In seguito, Leverano fu protetta da un circuito di mura provviste di relativo fossato, costruito da Tristano Chiaromonte nella prima metà del XV sec. e consolidato nella prima metà del secolo successivo da Carlo V. Lo sviluppo urbano diventa notevole anche al di là delle mura e ne sono dimostrazione la costruzione di fabbriche tipologicamente simili alla Curtis Romana. Successivamente, Leverano passò ai Castriota e poi sotto il controllo di altre famiglie (gli Squarciafico, i Pinelli ed i Pignatelli), finchè, nel 1806, Giuseppe Bonaparte pose fine alla feudalità. Secondo quanto scritto dal Giustiniani nel suo “Dizionario geografico del Regno di Napoli”, all’inizio del 1800 la popolazione di Leverano era di 1.700 abitanti circa ed era dedita quasi esclusivamente all’agricoltura il cui sviluppo fu favorito appunto dalla presenza di abbondante acqua per l’irrigazione e dalla fertilità del terreno. Anticamente la coltura predominante era quella del giuggiolo, piccolo albero che produce frulli dolciastri di colore tendente al rossiccio che subivano un processo lavorativo non dissimile da quello delle olive.

Attualmente, Leverano è un centro di circa 14.000 abitanti. La sua economia, pur essendo rimasta di tipo prevalentemente agricolo, si è evoluta dai sistemi colturali tradizionali, basati su frumento, tabacco, vite ed olivo, verso quelli più specializzati che necessitano di strutture protette in serre come la floricoltura e le primizie. Gli estesi vigneti producono vini d'alta qualità, che raggiungono i vari mercati d'Europa; tra la produzione si distingue il Leverano Rosso d.o.c. ed il novello. Una voce importante nell'economia della cittadina è anche quella della floricoltura, che, per la commercializzazione del prodotto, si avvale anche del "Mercato Comunale dei Fiori". L'olio prodotto è molto apprezzato per la notevole qualità e le caratteristiche organolettiche. La coltivazione degli ortaggi punta sempre più sulle primizie e sulle produzioni tardo-autunnali ed invernali per coprire nuove esigenze di mercato. Il centro storico, nel quale si ergono la Torre Federiciana e la Torre dell’Orologio, è rimasto integro e omogeneo ed è formato da un agglomerato di piccole abitazioni che si affacciano su stradine di basolato.

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