E’ uno dei pochi ricordi, restati salvi alla distruzione dei vandali moderni, della signoria degli Hohenstaufen in terra d’Otranto. Fu edificata da Federico II nel 1220 per difendere il paese dalle incursioni dei pirati africani che spesso venivano a derubare la  provincia. La costa bassa e non munita di alcuna fortezza, ed il facile approdo nel porto Cesareo, rendevano necessaria questa vedetta; essa è una costruzione solidissima di sabbione compatto del luogo e si sviluppa per tre piani. Federico II intendeva conservare aspetti e cultura di una terra straordinaria alla quale voleva imprimere un durevole ordine legale senza ricorrere all’uso delle armi e della violenza. Una volontà codificata nella Costituzione di Melfi nella quale trovarono posto diversi aspetti delle ormai consolidate tradizioni etniche compresenti. L’istinto di protezione da minacce esterne, però, indusse alla progettazione e realizzazione di architetture militari su tutto il territorio; una su tutte è proprio la torre di Leverano, che dall’alto dei suoi 28 metri di altezza vigila ancora sulle terre del puer Apuliae.

Una torre quadrangolare imponente un tempo provvista di fossato e ponte levatoio, il cui aspetto militaresco, nonostante le meravigliose sfumature cromatiche del carparo locale, incute ancora soggezione a secoli di distanza. Per la sua altezza e la posizione strategica ha contribuito sin dalla prima metà del XIII secolo alla difesa di un ampia zona dell’Italia Meridionale comprendente la terra di Bari, il litorale Jonico e l’antica provincia di Terra d’Otranto, oltre che un valido sostegno osservativo in difesa dei principali porti salentini coadiuvato dall’operato delle piazzeforti di Copertino, Fulcignano e Lecce.Tre solai in legno, oggi non più presenti, dividevano l’interno della torre in 4 piani (provvisti di caminetti ad eccezione del terzo) collegati da una scaletta elicoidale a doppia elica ricavata all’interno della possente muratura. La volta è a crociera archiacuta, i cui costoloni componenti sono realizzati in conci alternati bianchi e scuri, richiamanti motivi orientali tipici nell’architettura duecentesca delle regioni italiane che protese verso oriente. Un occhio di riguardo anche al fattore estetico oltre a quello funzionale dunque.

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